Venere, la mano dell’esordiente Raffaello?

Nobile Collegio del Cambio

I documenti relativi all’équipe che partecipò con Perugino all’impresa decorativa del Cambio sono avari di notizie. Eppure è impensabile che l’artista non sia stato supportato da una consistente schiera di collaboratori. E qui nasce il problema circa il ruolo avuto da Raffaello, presumibilmente attivo come seguace del Perugino almeno a partire dal 1495-1496.

La critica è divisa tra chi nega un discepolato dell’Urbinate presso il Vannucci e chi lo ammette, sia pure limitandone la durata. Il primo a parlare della partecipazione del giovane urbinate all’impresa decorativa del Cambio è Ottavio Lancellotti, che ne individua la mano in alcune parti della volta e nella testa del Cristo della Trasfigurazione. Nel 1913 Adolfo Venturi sposta il riconoscimento verso la figura della Fortezza e, più tardi, in direzione della lunetta con I Profeti e le Sibille. La questione è ancora aperta ma, soprattutto in alcuni dettagli della volta (si veda ad esempio la figura di Venere), sembra plausibile riconoscervi, come già aveva visto l’infallibile occhio di Giovanni Battista Cavalcaselle, la mano dell’esordiente Raffaello.

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